martedì 22 aprile 2014

L'Eco


In questo periodo stiamo praticamente traslocando. La mia mente iperattiva ha deciso di invertire la camera matrimoniale con la cameretta dei bambini in modo da dare un po' più di spazio alle mie piccole pesti e liberare la sala dal caos.
E' stato un lavoraccio, ma ne è valsa la pena. Tanto che ieri sera il papà scendendo le scale ha detto che non si ricordava che il salotto fosse così grande, e che quasi quasi sentiva l'eco quando parlava.
Sono bastate queste parole a scatenare un gioco divertente con i bimbi di rime, echi e parole buffe.
E a me ovviamente è tornato in mente un fantastico libro che si intitola proprio L'Eco di Alessandro Riccioni, con delle dolcissime e divertenti immagini dello spagnolo David Pintor.
Ambientato nella splendida campagna toscana il racconto narra di un bimbo e del suo papà che una domenica mattina vanno a fare un giro in bicicletta. Decidono di andare a trovare l'Eco, che vive rintanata tra le montagne e riceve solo di domenica, dalle sette alle undici.
L'Eco è abituata a sentire ogni genere di desiderio e richiesta, da quelli urlati a quelli sussurrati fino a quelli talmente grandi e importanti da essere detti solo con il cuore.
Il papà comincia a chiedere delle cose per il suo bambino… un trenino, un cappello, un clarinetto e qui si scatena la fantasia dei piccoli lettori (almeno i miei) che partono insieme al libro con un elenco di rime e parole divertenti.




Tocca adesso al bimbo esprimere il suo desiderio. E lui ne ha uno grande e dolce e importante che non riesce nemmeno a dirlo, se non con la flebile voce dei sogni.
E l'Eco, che in fondo è una vecchia maga, ascolta ed esaudisce ogni speranza, anche la più profonda e intima, che ovviamente non vi svelo, ma commuove!
Questo è un libro dolce, commuovente e un po' malinconico, che ci insegna che per essere felici non serve avere e comprare, ma basta la fantasia, un gioco di parole e persone attorno che ci amano.
E domenica prossima….. io vado a farmi un giretto dall'Eco, e voi?


martedì 18 febbraio 2014

Le formiche e l'uovo


E' un periodo che i miei figli sono in competizione su ogni cosa, e quando dico ogni cosa intendo anche chi scende per primo dalle scale, chi apre la porta o il cancello, chi entra prima a scuola… E' una gara continua e spesso impari visti i due anni di differenza, e a niente servono le mie parole per calmarli.
Il mio "dai, fate una volta per ciascuno" diventa una gara a chi lo fa per primo, i miei "fatelo insieme", "aiutatevi, che fate prima" generano solo sbuffi e mugugni…
E anche stavolta mi è venuto in aiuto un libro, a sorpresa.
A sorpresa perchè è il libro che Andrea ha portato a casa dalla scuola materna da leggere con la famiglia nel fine settimana.
Le formiche e l'uovo di Eric Battut, racconta di tre formiche nere che facendo provviste per l'inverno si imbattono in un bellissimo uovo fresco. Anche tre formiche rosse, nel loro raccogliere scorte per la stagione fredda, ad un tratto trovano l'uovo.
Entrambi i gruppi decidono di prenderlo per sé, dato che grande com'è potrebbe sfamare un formicaio intero per un lungo periodo!
E così inizia una sorta di tiro alla fune per accaparrarsi il bottino, fino a che cric croc crac l'uovo si rompe e ne esce un uccellaccio nero che si vuole mangiare tutte le formiche.
Sarà solo collaborando e aiutandosi a vicenda che le sei formiche riusciranno a salvarsi! Perché lavorando insieme e accettando il contributo di tutti le cose possono solo andare meglio…




Il libro è simpatico, le immagini semplici e dirette ed è piaciuto molto ai bimbi.
Anche se nonostante tutto lunedì sono tornati a litigare per la porta, le scale, il cancello e via dicendo…
ma io non mi arrendo e …. continuo a leggere e ad insegnare loro che l'unione fa la forza!!!

mercoledì 12 febbraio 2014

Un lupetto ben educato



Quanta fatica facciamo, noi genitori ad insegnare le buone marniere ai nostri pulcini! E quatto spesso ci capita poi di incontrare persone maleducate, imbroglione, che credono di essere furbe a non rispettare le regole e ad approfittarsi di quelli che invece lo fanno.
Però l'onestà e l'educazione, alla fine pagano. E anche se, a dispetto del titolo, il libro di cui voglio parlare oggi, non è un libro sulle buone maniere, con un po' di ironia ci aiuta a capire che alla fine "i buoni" (gli educati) vincono!
Un lupetto ben educato, di Jean Leroy e illustrato da Matthieu Maudet, è un libro che i bimbi hanno deciso di prendere in prestito dalla biblioteca dell'asilo.
La storia è quella di un lupetto, a cui i genitori hanno insegnato le buone maniere, che per la prima volta va a caccia da solo.
Il primo animale che riesce ad acchiappare è un coniglio, al quale il lupo chiede subito di esprimere un ultimo desiderio, perchè la buona educazione vuole così. Siccome la libertà non è concessa, il coniglio chiede una storia, costringendo il cacciatore a tornare a casa a prendere un libro.
La preda promette che si farà trovare al ritorno del lupo, ma ovviamente al coniglio i genitori non hanno insegnato le buone maniere e a rispettare i patti, e puff, al ritorno del piccolo lupo il coniglio è sparito!
Stessa cosa con il galletto, che chiede della musica e ne approfitta per scappare appena il lupetto si allontana.
Infine il lupo trova un bambino.
Il bimbo chiede un disegno, il lupo si allontana, perchè essendo educato DEVE esaudire l'ultimo desiderio, indipendentemente dalle brutte esperienze vissute prima, e quando torna…
"Il bimbo è scappato" hanno detto i miei due pulcini in coro….
E invece no, il bimbo è ben educato, proprio come il lupetto, e lo ha aspettato.
Quindi il lupo mangerà il bimbo? No, questo l'abbiamo capito, perché la correttezza vince!
Non voglio svelare il finale perché è davvero simpatico e un po' cattivello!




Il libro ci è piaciuto perchè è ironico e divertente, con delle immagini semplici e dirette.
Inoltre si assiste ad una sorta di ribaltamento di ruoli: il lupo, in genere cattivo, ad un certo punto ci fa quasi tenerezza, continuamente imbrogliato dalle sue prede; il coniglietto e il polletto a loro volta ci risultano antipatici, disonesti…. ma alla fine la vendetta è un piatto che va gustato freddo, no?!

domenica 26 gennaio 2014

Il mostro che amava le storie




Ai miei bimbi piacciono le storie, lette, inventate, lunghe o brevi… e allora quale storia migliore per addormentarsi de Il mostro che amava le storie?
Il racconto, di Sabine de Greef, narra di un regno, di un re e di una principessa. E come in tutte le storie che rispettino c'è un terribile mostro, Osvaldo, e il re promette sua figlia in sposa al prode cavaliere che lo sconfiggerà!
L'unico a farsi avanti per salvare il regno dal mostro è Valentino che viene però deriso da tutti.
Osvaldo non si spaventa quando Valentino arriva, anzi, lo vuole distruggere, ma il piccolo cavaliere non ha paura, lui di mostri ne ha sconfitti a migliaia….
Ah si?! E come?
Di mostri ce ne sono tanti e ogni mostro ha la sua storia. 
Abbiamo poco da dire, noi genitori, che i mostri non esistono! Ci sono eccome, magari camuffati da persone normali, e i bambini lo sanno bene!!
C'è il mostro tontolone, quello pauroso, il mostro goloso e quello brutto, quello che soffre il solletico….. 
A Osvaldo la storia dei mostri di Valentino è piaciuta così tanto che non ha più voglia di spaventare la gente; così scende a patti: Valentino ogni sera gli racconta una storia e lui promette di non infastidire più nessuno!



Come ha ragione Valentino, le storie sono il modo migliore per tenere a bada i mostri! 
Anche quelli di noi grandi! C'è una storia per quando siamo tristi, una per quando siamo stati feriti, una per quando siamo allegri o dobbiamo fare qualcosa di importante, ci sono storie d'amore, di paura, che fanno ridere e anche storie malinconiche….
Ad ognuno il suo mostro… e ad ognuno la sua storia!

mercoledì 22 gennaio 2014

Perché raccontare storie





Le storie sono importanti, le parole sono importanti! E' bello parlare, parlarsi, raccontare, inventare….
Finalmente oggi sono riuscita a prendermi dieci minuti di tempo per leggere Uppa (Un Pediatra Per Amico) e l'editoriale mi ha emozionato.
L'ha scritto Anna Peiretti, scrittrice e direttrice della rivista La Giostra, e si intitola proprio Perchè raccontare storie. Volevo condividerlo con chi segue il blog, con chi ama le storie, i racconti e le parole! (Anche perchè avrei potuto scriverlo io….)

All'uscita dell'asilo nido, lungo il vialetto alberato, un bambino inciampa e cade. La mamma è un po' più indietro, ma un attimo dopo è lì che lo aiuta e rialzarsi e lo prende in braccio. Il bambino continua a piangere, ma non è perchè si è fatto male. La mamma decide di sedersi su una panchina, tenendo il bambino sulle sue ginocchia: "Dai, adesso ti racconto una storia".
Quella mamma sono io e il bambino è Lorenzo, quando aveva due anni e mezzo.
Le storie sono sempre state la via privilegiata, la soluzione a molti problemi, il ritmo che ha scandito i momenti della giornata. Mi sono chiesta spesso perché sono sempre ricorsa alle storie, considerandola la mia risorsa numero uno.
Perchè? Ma perchè è innanzitutto una grande fonte di piacere! Si prova molta soddisfazione a raccontarle, questo è certo. Lo sguardo che il  bambino restituisce all'ascolto appaga del tempo che si è deciso di regalargli. E' uno sguardo che restituisce gratitudine, stupore, e soprattutto crea un momento di speciale intensità nella relazione tra genitore figlio. Lewis carroll diceva che le storie sono doni d'amore; secondo me aveva ragione.
Con le storie si crea l'alfabeto della vita!
Vanno raccontate perché è come costruire mondi; trattandosi dunque di un'impresa importante, ne vale decisamente la pena. Narrare è sempre un processo creativo; con le parole si costruisce un mondo da abitare, che siano montagne oppure mari, castelli o capanne, città o angoli sperduti nelle foreste. Ogni geografia può vivere dentro le storie e il bambino nell'ascolto abita posti forse mai immaginati prima. Grazie alle storie possiamo costruire un repertorio di realtà possibili e fantastiche, e in tutte avere diritto di cittadinanza. Le storie insegnano come stare al mondo, e adattarsi in ogni situazione: il mondo che vive un bambino qui e adesso non esaurisce il ventaglio di possibilità di ciò che potrebbe accadere. Soltanto se capace di immaginare anche l'impossibile, il bambino scopre per lui possibilità reali di cambiamento, di crescita.
Si raccontano storie, poi, perchè sono anche un bel modo per costruire una grammatica delle emozioni. Le storie stimolano la parte destra del cervello, l'immaginazione e il cuore.
Per il bambino è bellissimo identificarsi nelle emozioni di una storia, sentirle sulla pelle come le proprie. Nelle storie ci sono tutti, proprio tutti, i sentimenti, perciò bisogna raccontarle ai bambini; sapranno così riconoscere e dare un nome a quel che proveranno dentro e lo esprimeranno in tutta la gamma dei colori delle emozioni.
Si raccontano storie perché in esse è nascosto anche il senso di esperienze negative, che hanno a che fare con i limiti di ogni essere umano; il male, il dolore, la morte. Le storie vanno raccontate necessariamente perchè sono perle che si sono create dalla polvere, sono il frutto del lavoro dell'ostrica; è inutile cercare di allontanare il limite dalla vita di un bambino, anzi, le storie servono per affrontarlo e per attraversarlo.
anna.peiretti@bussola.it

…alla prossima storia!

domenica 19 gennaio 2014

Superverme e Zog


Volevo iniziare scusandomi della mia lunga latitanza dal blog, e addurre le solite scuse, lavoro, casa, figli…. In realtà la mia nuova vita di mamma e lavoratrice a tempo pieno mi ha preso come un ciclone e ci ho messo un attimo a riprendere le redini della mia vita, compresi momenti per me e per le mie passioni (tra cui ovviamente i libri!!!).
Per recuperare il tempo "perso" ho deciso oggi di parlare di ben due racconti, degli ormai noti Julia Donaldson e Axel Scheffler. 
Ho già parlato del loro mondo fantastico, colorato e pieno di particolari e delle loro storie in rima, allegre da leggere e da animare (ricordo GruffalòBastoncino,Topo Brigantela chocciolina e la balena).

Superverme racconta la storia di un verme, questo però è tipo particolare perché furbo e molto generoso, aiuta sempre tutti! Salva una piccola rana che sta per essere investita, si trasforma in altalena per far divertire le api annoiate, ripesca un maggiolino caduto in un pozzo!
Un brutto giorno però un corvaccio lo rapisce e con la complicità di uno stregone lucertola lo costinge a lavorare per loro e cercare sottoterra dei tesori….
Ovviamente tutti gli abitanti del giardino si alleano per salvare il loro amico e, con un piano fantastico, sconfiggere i cattivi. Arrivano tutti: lumache, lucciole, bruchi, ragni, rane, api….
E Superverme, finalmente libero, torna a trasformarsi in altalena, scivolo, cintura, cappello, gru e chi più ne ha più ne metta, e a far divertire tutti!

Superverme, sei agguerrito,
forte, bello e pure ardito.
Tu che non ci hai mai tradito…
SUPERVERME, SEI UN MITO!




Zog è invece un draghetto pasticcione, che frequenta la scuola per draghi, dove impara a volare, a ruggire, a sputare fuoco, a rapire le principesse…. Ma Zog è un po' imbranato e ogni volta finisce per farsi male… per fortuna c'è Sabrina, che studia medicina e lo aiuta sempre.
Alla fine Sabrina e Ubaldo, un vero cavaliere con l'armatura, svestiti i loro panni ufficiali, diventeranno due bravi dottori...e Zog? La loro ambulanza volante, ovviamente!
Questi libro ci ricordano che il mondo ha bisogno di persone buone e generose che aiutino il prossimo, come fannoSuperverme, Sabrina, Ubaldo e Zog!!!
Quest'ultimo è ottimo anche per quelle mamme femministe e moderne che insegnano ai figli la parità, e che con un po' di ironia vogliono allontanarsi dai rigidi ruoli di cavaliere e principessa.

"La principessa da grande non farò,
io ho studiato e dottore sarò.
Il mondo è starpieno di botte e ferite,
che vanno trattate, curate, guarite!"
"Mi piace!" fa Ubaldo. "Ti voglio aiutare!
Ti porterò io dalla gente da curare".



domenica 20 ottobre 2013

Io e il mio papà


Purtroppo in questi giorni ho dovuto trascurare un po' il blog, ma per una buona causa: ho ripreso a lavorare. Sono contenta, ma alla sera arrivo piuttosto stanca e ne risente in parte anche la lettura!
Negli ultimi tempi, infatti, abbiamo raccontato storie già conosciute, viste e lette tante volte. Perchè per un nuovo libro ci vuole tempo e pazienza. Bisogna leggerlo con calma, guardare bene le figure e soffermarsi su ogni dettaglio.
Per fortuna poi arrivano i weekend, e si può recuperare. Così ho tirato fuori dal cappello magico un libro, era un po' che ce l'avevo da parte e aspettavo solo l'occasione giusta!
Si tratta di Io e il mio papà di Alison Ritchie e Alison Edgson.
Ho pensato che adesso che la mamma è fuori casa i pulcini passeranno più tempo con il loro papà e chissà quante belle cose potranno fare insieme! Proprio come l'orsetto del libro che con il suo papà esplora il bosco, scappa dalle api dopo aver mangiato il loro miele, si ripara dalle tempeste, balla sotto la pioggia, nuota nel torrente e tante altre cose meravigliose e divertenti....
Queste magiche avventure sono accompagnate da disegni dolcissimi e rassicuranti dai colori tenui che rendono il libro ancora più delicato e nello stesso tempo il testo in rima lo rende divertente e leggero da leggere.



Bellissime anche le dediche che le due autrici hanno voluto mettere e che io faccio mie.
La prima è per tutti i papà orso, la seconda dedica il libro a suo marito, per il tuo amore e il tuo incoraggiamento, grazie!