Le storie sono importanti, le parole sono importanti! E' bello parlare, parlarsi, raccontare, inventare….
Finalmente oggi sono riuscita a prendermi dieci minuti di tempo per leggere Uppa (Un Pediatra Per Amico) e l'editoriale mi ha emozionato.
L'ha scritto Anna Peiretti, scrittrice e direttrice della rivista La Giostra, e si intitola proprio Perchè raccontare storie. Volevo condividerlo con chi segue il blog, con chi ama le storie, i racconti e le parole! (Anche perchè avrei potuto scriverlo io….)
All'uscita dell'asilo nido, lungo il vialetto alberato, un bambino inciampa e cade. La mamma è un po' più indietro, ma un attimo dopo è lì che lo aiuta e rialzarsi e lo prende in braccio. Il bambino continua a piangere, ma non è perchè si è fatto male. La mamma decide di sedersi su una panchina, tenendo il bambino sulle sue ginocchia: "Dai, adesso ti racconto una storia".
Quella mamma sono io e il bambino è Lorenzo, quando aveva due anni e mezzo.
Le storie sono sempre state la via privilegiata, la soluzione a molti problemi, il ritmo che ha scandito i momenti della giornata. Mi sono chiesta spesso perché sono sempre ricorsa alle storie, considerandola la mia risorsa numero uno.
Perchè? Ma perchè è innanzitutto una grande fonte di piacere! Si prova molta soddisfazione a raccontarle, questo è certo. Lo sguardo che il bambino restituisce all'ascolto appaga del tempo che si è deciso di regalargli. E' uno sguardo che restituisce gratitudine, stupore, e soprattutto crea un momento di speciale intensità nella relazione tra genitore figlio. Lewis carroll diceva che le storie sono doni d'amore; secondo me aveva ragione.
Con le storie si crea l'alfabeto della vita!
Vanno raccontate perché è come costruire mondi; trattandosi dunque di un'impresa importante, ne vale decisamente la pena. Narrare è sempre un processo creativo; con le parole si costruisce un mondo da abitare, che siano montagne oppure mari, castelli o capanne, città o angoli sperduti nelle foreste. Ogni geografia può vivere dentro le storie e il bambino nell'ascolto abita posti forse mai immaginati prima. Grazie alle storie possiamo costruire un repertorio di realtà possibili e fantastiche, e in tutte avere diritto di cittadinanza. Le storie insegnano come stare al mondo, e adattarsi in ogni situazione: il mondo che vive un bambino qui e adesso non esaurisce il ventaglio di possibilità di ciò che potrebbe accadere. Soltanto se capace di immaginare anche l'impossibile, il bambino scopre per lui possibilità reali di cambiamento, di crescita.
Si raccontano storie, poi, perchè sono anche un bel modo per costruire una grammatica delle emozioni. Le storie stimolano la parte destra del cervello, l'immaginazione e il cuore.
Per il bambino è bellissimo identificarsi nelle emozioni di una storia, sentirle sulla pelle come le proprie. Nelle storie ci sono tutti, proprio tutti, i sentimenti, perciò bisogna raccontarle ai bambini; sapranno così riconoscere e dare un nome a quel che proveranno dentro e lo esprimeranno in tutta la gamma dei colori delle emozioni.
Si raccontano storie perché in esse è nascosto anche il senso di esperienze negative, che hanno a che fare con i limiti di ogni essere umano; il male, il dolore, la morte. Le storie vanno raccontate necessariamente perchè sono perle che si sono create dalla polvere, sono il frutto del lavoro dell'ostrica; è inutile cercare di allontanare il limite dalla vita di un bambino, anzi, le storie servono per affrontarlo e per attraversarlo.
anna.peiretti@bussola.it
…alla prossima storia!
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